La Storia di Colonna

Ultima modifica 31 marzo 2020

A cura di Giuseppe Strabioli

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Colonna è uno dei più piccoli comuni dei Castelli Romani; praticamente a confine con il territorio della Capitale, distando dal centro Roma circa 25 km.
La attuale ristrettezza del proprio territorio non è per niente rappresentativa della importanza che questo piccolo comune ha avuto nell’antichità.
Le origini di Colonna infatti, si perdono nel tempo. Tanti sono stati i ritrovamenti archeologici risalenti fino all’età del bronzo e tanti ne emergono tuttora, da far pensare che ci sia ancora molto da indagare e da scoprire.

Ricostruzione didattica di sepolture a inumazione e a incinerazione trovate in Località Barberi e in Via delle Carrarecce

 

 

Molti pure sono stati gli studiosi che se ne sono occupati, anche se, spesso, con opinioni contrastanti.
Vale la pena di riportare quanto sostiene lo storico Giuseppe Tomassetti nella sua opera “La Campagna Romana Antica, Medioevale e Moderna”, la più accreditata tesi sulle origini di Colonna: “si è ritenuto da parecchi scrittori fra i quali il Canina, il Westphal, il Gell e il Nibby, che questa fosse la sede della vetusta città di Labicum, per la distanza di essa da Roma assegnata da Strabone in oltre 120 stadii (cioè 15 miglia): ma la frase da questo scrittore adoperata non si addice all’ultima sede dei Labicani ed è ormai accertato che soltanto a Monte Compatri convengono l’altezza e la posizione strategica di quella città affermata da Livio e da Strabone. Ad ogni modo anche Colonna fu sede dei Labicani, quando essi pacificati e ridotti da Roma con l’assegnazione del loro territorio a 1500 cittadini Romani, si stabilirono presso la stazione ad Quintanas, ed ebbero il nome di Labicani Quintanenses, come risulta dalle lapidi e dai bolli rinvenuti nel territorio circostante.
Si deve tenere a mente che tutte le antiche città latine ebbero due ed anche tre sedi successive. La prima in luogo alto e forte, la seconda nel piano verso la via romana, che ebbe origine dal primitivo foro, cioè dal largo postale circondato da taberne o ospizi, forse identificabile con la “stazio ad Quintanas” della Via Labicana, ed infine la terza, durante le invasioni barbariche, di nuovo in luogo alto e circondato da mura”.

Via Labicana
Un tratto di basolato della Via Labicana

Si può presupporre quindi, che la prima città alta (Labicum) possa essere posizionata nel sito dell’attuale Monte Compatri, la seconda verso la via romana in corrispondenza della Pasolina, e la terza durante le invasioni barbariche, di nuovo in luogo alto in corrispondenza dell’attuale Colonna.

Colle Pasolina
Il colle della Pasolina con il casale e la torre di guardia. La torre di avvistamento è del XIII secolo ed era parte del sistema difensivo del Castello.

Importante documento che certifica la posizione della stazione Ad Quintanas, è la Tavola Peutingeriana (da Konrad Peutinger che la pubblicò per primo alla fine del 1500) che è una delle prime carte dell’Impero Romano dipinta su pergamena nel XII secolo, che a sua volta copiava l’originale probabilmente del III secolo d.C..


1507 - Tavola Peutingeriana

Labico Quintanense fu certamente Diocesi fin dal secolo IV. Il primo vescovo del quale si ha notizia è Luminosus del 649, mentre un vescovo di Quintana appare già nel Concilio del 313. Con essi comincia la serie di vescovi che giungono fino al 1111 con Punus, sotto Papa Pasquale II. Fino a quel tempo, il vescovo Quintanense-Labicano era anche il titolare di Tuscolo. Quando Labico e Tuscolo divennero castelli baronali, la sede vescovile rimase intitolata a Tuscolo. La diocesi Tuscolana finì poi con l’assorbire quelle di Labico e Subaugusta, così come la diocesi Prenestina assorbì la Gabina.
Questo spiega il perché, nei secoli successivi, i centri più importanti della nostra area, diventarono Tuscolo (Frascati) da un lato e Preneste (Palestrina) dall’altro.

La prima volta che si trova menzione del toponimo “Columna” risale al rescritto dell’Imperatore Enrico III per la Badia di Casuria nel 1047 : actum ad Columna civitatem. Nel 1053 la Contessa Emilia, Signora di Palestrina sposò in seconde nozze Stefano della Colonna e fu madre di Oddone e Giovanni della Colonna. Ancora: nella bolla del 1074 di Gregorio VII a favore del Monastero di San Paolo si dice che fra i beni di questo, è compresa la metà del castello Colupna e suo territorio, con le chiese di San Salvatore, Santa Maria in Oliveto e San Lorenzo in Mormorio.
Di queste Chiese oggi non rimane niente se non documentazione scritta. È presupponibile che la chiesa di San Salvatore si trovasse nella zona dell’attuale Casale di San Paolo, così pure la chiesa di San Lorenzo in Mormorio (dalla quale il nome dato alla zona delle Marmorelle, fra Colonna e Laghetto) ; Santa Maria in Oliveto può essere ubicata nell’attuale oliveto della Pasolina. Queste alienazioni di territorio si spiegano con la costante inimicizia tra il Papa e la famiglia Colonna che continuò anche nel secolo XII.

Fu proprio nel corso del XI secolo che si incrociarono i destini del Castrum Columnae con la famiglia dei Colonna: Pietro, figlio di Gregorio II di Tuscolo, ebbe in eredità Monte Porzio ed il Castello di Colonna dal quale ne assunse l’appellativo di famiglia.

Nel 1105 Pietro della Colonna, durante la guerra delle investiture, invase la terra di Cave, ma dovette restituire le sue conquiste a Papa Pasquale II, perdendo anche Colonna e Zagarolo.
Da quel momento le sorti di Colonna furono condizionate dalle sorti della famiglia alla quale diede il nome.
A tal proposito, un’altra estenuante disputa fra storici è stata la questione se fu la famiglia Colonna a dare il nome alla città, oppure viceversa. La tesi più accreditata, e che a noi fa più piacere sostenere, vista la documentazione in parte sopra citata, è quella che fosse presente prima il toponimo della Colonna che diede il nome alla famiglia di Pietro della Colonna dei Conti di Tuscolo.

Agli inizi del XI secolo Colonna è dunque un Castello ben fortificato in posizione strategica; l’impianto delle mura è tutt’oggi ben definibile anche se non vi è rimasta pressoché nessuna traccia. La cinta muraria aveva due porte d’ingresso, una verso sud, in corrispondenza dell’attuale Largo San Rocco, e una verso nord, l’unica della quale è rimasto un accenno d’imposta all’inizio di Via Marmorelle.

Resti PortaI resti della porta nord in corrispondenza dell’attuale Via Marmorelle. Rappresenta una delle poche testimonianze evidenti del castello medievale.

 

I Colonna erano ghibellini e più volte entrarono in aperto conflitto con i Papi. Il massimo dell’inimicizia ci fu con Papa Bonifacio VIII e sfociò in una tremenda guerra che si concluse con la vittoria del Papa che, per rappresaglia, fece distruggere completamente il Castello di Colonna, poiché costituiva uno strategico baluardo ghibellino.

Il Papa non risparmiò niente e nessuno: fece incendiare e distruggere il Castello e le sue mura fin dalle fondazioni, costringendo tutti gli abitanti a disperdersi nei paesi vicini e, con un decreto pontificio, ne proibì la riedificazione. Fu proprio questo l’evento fondamentale che causò il declino di Colonna o, per meglio dire, ne ipotecò definitivamente il possibile sviluppo futuro.

Timidi e poco significativi furono i tentativi di ricostruzione successiva: ormai Colonna aveva perso definitivamente importanza a favore di Tuscolo da una parte e di Palestrina dall’altra. La stessa popolazione, stentò a riaggregarsi e, di conseguenza, la coltivazione delle terre fu affidata in enfiteusi a zagarolesi, roccaprioresi e monticiani.


1600 - Catasto Alessandrino


Particolare de La Colonna

Nel 1622 Pier Francesco Colonna vende in blocco sia Colonna che altri castelli del suo feudo alla famiglia Ludovisi. Nel 1670 i Ludovisi vendono il Ducato di Zagarolo, di cui faceva parte Colonna, a Gianbattista Rospigliosi che, sposando Maria Camilla Pallavicini, acquisì il titolo di Principe con l’obbligo di assumere il nome e lo stemma dei Pallavicini. In questi passaggi fra i Colonna, i Ludovisi, i Rospigliosi e i Pallavicini, il territorio della Comunità veniva sempre più frammentato e diminuito fino ad arrivare, nel corso degli anni, agli attuali confini che non rappresentano per niente l’importanza che ebbe nell’antichità.

La famiglia Pallavicini mantenne i diritti baronali su Colonna fino al XIX secolo. E’ del 1816 il “Motu Proprio” del Papa Pio VII, emanato all’indomani del Congresso di Vienna, dopo la caduta di Napoleone, che consentì la possibilità di rinuncia dei diritti feudali o la loro condivisione con le comunità locali. Il 6 luglio 1816 Colonna quindi, diventò Comune del Distretto di Frascati (insieme a Monte Porzio, Montecompatri, Rocca Priora e Rocca di Papa), facente parte della Comarca di Roma (equivalente all’attuale definizione di Provincia), ma non ci fu una completa cessazione dei diritti baronali da parte dell’allora Principe Luigi Pallavicini-Rospigliosi a differenza di molti altri nobili dello Stato Pontificio.
Stemma dei Principi Pallavicini

Sarà solo dopo i drammatici eventi della Repubblica Romana che, finalmente, il 12 dicembre 1849 il Principe Giulio Cesare Rospigliosi, Amministratore della Primogenitura Pallavicini, rinuncerà ai diritti baronali sui feudi di Colonna e Gallicano con la Notificazione emessa dal Ministro dell’Interno e di Polizia dello stato Pontificio, Vice-Camerlengo Domenico de’ Conti Savelli.

E’ singolare constatare che uno degli eventi più rappresentativi della storia di Colonna, avvenga in un momento di grande confusione e, in un certo senso, grottesco: siamo all’indomani di una Rivoluzione fallita (la Repubblica Romana); il ripristino della sovranità del Papa è stato determinato da un esercito straniero (quello Francese) che era alle dipendenze del Presidente della Repubblica Francese (Luigi Napoleone); il Papa Pio IX è ancora a Gaeta; Roma è governata da tre Cardinali reazionari. La tensione era veramente alta e lo stesso Luigi Napoleone affermava che il ristabilimento del potere temporale del Papa, avrebbe dovuto avere come contropartita la laicizzazione delle amministrazioni e la distruzione degli abusi feudali.

1849 – La
Repubblica
Romana a Colonna

 

Fu in questo clima che il nostro Principe Rospigliosi-Pallavicini si convinse a rinunciare ai propri diritti baronali; dopo ben 33 anni dal “Motu Proprio” di Pio VII. Colonna poteva ritenersi finalmente un Comune compiuto.

Palazzo Baronale dei Principi Pallavicini
detto “il Palazzaccio” poiché al suo interno
era situata una stanza ad uso carcerario.

 

La prima rappresentazione geometrica che disegna in modo circostanziato il territorio di Colonna risale agli inizi del 1800. Fu il già citato Motu Proprio di Pio VII del 1816 che, fra le altre cose, dispose che si procedesse alla compilazione di nuovi catasti redatti con il sistema metrico decimale ed aventi un modulo comune per tutti i territori dello Stato Pontificio. Le rilevazioni furono affidate nel 1817 agli ingegneri milanesi Costantino del Frate, Pietro Locatelli e Pietro Oggioni; tutte le operazioni di rilievo e stima durarono per quasi venti anni. Il Catasto fu infatti attivato definitivamente solo nel 1835 da papa Gregorio XVI dal quale prese il nome di “Catasto Gregoriano”. La rappresentazione di Colonna nel Catasto Gregoriano è comunque una fonte di interessanti considerazioni sull’assetto urbano del paese, associate allo sviluppo demografico dello stesso periodo.

1819 Catasto Gregoriano, Centro Abitato

Si noti come è evidente l’impronta dell’impianto murario dell’antico castello e la presenza pressoché intatta delle due porte di accesso lato nord e lato sud. La cerchia delle abitazioni che in senso antiorario costituiscono la parte esterna delle attuali Via dei Monti, Via Plebiscito, Via della Chiesa Vecchia e Piazza Vittorio Emanuele erano, e lo sono tutt’ora, fondate sulle antiche mura del Castello. E’ evidente come nella costruzione della Chiesa di San Nicola fu “smozzicato” un angolo del palazzo baronale.

La Chiesa di San Nicola fatta costruire dal Principe Nicola Pallavicini dal 1756 al 1771, anno nel quale fu consacrata dal Cardinale Duca di York.

La torre dell’Orologio fatta costruire nel XVII secolo sopra l’ingresso principale del Palazzo baronale.

La piazza principale del paese era Piazza San Nicola. L’attuale Piazza Vittorio Emanuele, che all’epoca si chiamava Piazza Colonna, era molto più piccola di adesso poiché occupata da piccoli fabbricati posizionati in corrispondenza dell’attuale Monumento ai Caduti. Le altre vie erano: Via della Chiesa Vecchia (coincidente in parte con l’attuale, ma più estesa), Via del Buon Consiglio (coincidente con l’attuale Via della Madonnella), Via dei Quattro Cantoni (coincidente con l’attuale Via Umberto I) e il Vicolo delle Maestre Pie. A quel tempo la popolazione residente era di circa 160 abitanti tutti residenti all’interno del borgo. La Chiesa di San Rocco era considerata “fuori le mura”.

La Chiesa di San Rocco, del XVII secolo, con l’altare maggiore dedicato alla Madonna, a San Rocco, a San Sebastiano e a San Giovanni da Capistrano, prima del restauro.

Praticamente identica è la mappa urbana del Catasto Rustico del 1860.

1860 Catasto Rustico, Mappa Urbana

Le abitazioni non sono aumentate pur essendo raddoppiata la popolazione. Cominciano ad essere invece abitati i casali fuori dal borgo, prevalentemente dai braccianti marchigiani che venivano a stabilirsi a Colonna : Casale Pasolina, Casale Duca di Gallese, Casale Campanella.

È proprio durante il lungo pontificato (durato dal 1846 al 1878) di Papa Pio IX, marchigiano di Senigallia, che Colonna è oggetto di un cospicuo fenomeno migratorio costituito da marchigiani provenienti da una ben circoscritta area della provincia di Ancona. Nel censimento del 1871, praticamente il primo dell’Italia completamente unita, quasi il 30% dei residenti è di provenienza marchigiana, prevalentemente dai Comuni di Rosora e Castelplanio, situati nella Valle dell’Esino.

Pio IX fu anche l’ultimo Papa Re. Dopo la presa di Roma con la Breccia di Porta Pia e il successivo Plebiscito di annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia del 2 ottobre 1870, si svolsero le prime elezioni amministrative dell’Italia completamente unita. Il 24 novembre 1870 ci fu il primo Consiglio Comunale che elesse Ercole Tofanelli, primo sindaco di Colonna.

1870 – Primo Consiglio Comunale di Colonna dell’Italia Unita. Eleggerà Ercole Tofanelli

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Ferdinand Gregorovius, Passeggiate Romane, 1853-1860
  • Ferdinand Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, 1900
  • Giuseppe e Francesco Tomassetti, La Campagna Romana Antica, Medioevale e Moderna, 1910-1926
  • Serafino Caccia, Cenni storici sull’Antico Labico, Colonna e famiglia omonima, 1957
  • Paolo Di Re, La storia di Colonna, 1982
  • Giuseppe Strabioli, Colonna nell’Ottocento fra Pio IX e Vittorio Emanuele II, 2007

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